Storia di Laus

Laus Veteris conosce lo splendore molto tempo prima della nascita di Cristo, come Laus Pompeia: da insediamento risalente all'età del bronzo fino a villaggio celtico, poi municipio romano, sino a trasformarsi in borgo medioevale.


Conosce ogni tappa della grande storia d'Occidente: dalle truppe di Attila ai successori di Carlo Martello, dalle persecuzioni cristiane alla visita di Sant'Ambrogio, Laus è fulcro della vita padana collegata direttamente con i grandi centri di interscambio.

Nel 1158 i milanesi, nemici di sempre, mettono a ferro e fuoco la città. La distruzione incombe su ogni monumento, su ogni costruzione, su centinaia di abitanti. E Laus muore. Chi scampa fugge via, tranne un gruppo di monaci che dà vita al monastero cluniacense della cascina San Marco.

Secondo Plinio II il borgo ludevegino fu fondato all'incirca nel 500 avanti Cristo da una tribù dei Galli Boi. Laus divenne colonia romana novanta anni prima della nascita di Cristo, per volontà di Gneo Pompeo Strabone, mentre la dignità di municipium arrivò nel 49 a.C. con Giulio Cesare. Laus conobbe la missione del vescovo (e poi patrono) Bassiano in questa parte di Padania, l'onore di ospitare Sant'Ambrogio, il martirio dei milanesi Naborre e Felice, decapitati presso il Sillaro durante le persecuzioni dei cristiani volute da Diocleziano e Massimiano.

Durante la dominazione longobarda, soggiornarono in Laus il re Desiderio e suo figlio Adelchi. Ma il destino della città era segnato dall'antica rivalità con la popolazione di Milano: il 24 maggio 1111, da Mediolanum, una colonna di soldati entrò in Laus, seminando panico e morte; ma la morsa finale fu stretta il 24 aprile 1158, con la distruzione "ab imis fundamentis".  Lì finiva Laus: la storia di poi è quella di Lodi Vecchio.