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La distruzione e la rinascita

E' il 1158. Laus è una città distrutta.

Le milizie milanesi pattugliano il territorio per impedire la ricostruzione degli edifici.
Le attività commerciali si sono spostate verso la nuova Lodi.

Ma, il territorio fertile e gli abbondanti pascoli che hanno attirato i primi abitanti dell'età del ferro, appartengono ancora a Laus.

La tenacia dei pochi laudensi rimasti e l'abilissima opera di sviluppo del territorio dei monaci del XII°concedono una seconda opportunità.

 

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E' il 1158. Laus è una città distrutta.

Le milizie milanesi pattugliano il territorio per impedire la ricostruzione degli edifici.
Le attività commerciali si sono spostate verso la nuova Lodi.

Ma, il territorio fertile e gli abbondanti pascoli che hanno attirato i primi abitanti dell'età del ferro, appartengono ancora a Laus.

La tenacia dei pochi laudensi rimasti e l'abilissima opera di sviluppo del territorio dei monaci del XII°concedono una seconda opportunità.


La campagna è resa fertile da una serie di canali collegati al Sillaro, alla Roggia Donna, al Lambro, all'Adda.

 

Tra questi capolavori di ingegneria idraulica spicca il canale Muzza.

 

Una diramazione che uscendo dall'Adda a nord di Lodi vi torna a sud percorrendo a semicerchio il territorio con una fittissima rete sussidiaria di rogge e collettori.

 

Questo progetto, unico nel panorama europeo medievale, trasforma il panorama del lodigiano nella sua forma attuale.

 

Nonostante gli ostacoli creati da Mediolanum, che arriva anche a distruggere le vie di comunicazione da e verso Laus Veteris, nel corso dei secoli, Lodi Vecchio, torna lentamente a vivere.

 

Nascono le cascine.

 

Alcune sono ancora presenti sul il territorio lodigiano.
Oggi sono sottoposte a vincolo storico-ambientale, segno tangibile dell'antico splendore civico e monumentale, che nel corso dei secoli, gli abitanti del territorio ci hanno trasmesso.